DDL Concorrenza: importanti novità per le startup innovative

DDL Concorrenza-startup innovative

Il nuovo Disegno di Legge sulla Concorrenza introduce rilevanti modifiche normative pensate per favorire e sostenere lo sviluppo delle startup innovative italiane.

Tali cambiamenti mirano a promuovere la crescita tecnologica, facilitare l’accesso ai capitali e agevolare l’ingresso di investitori internazionali, con particolare riguardo a quelli provenienti da paesi extra-europei, all’interno del mercato italiano.

Una definizione più specifica per le startup innovative

Il DDL aggiorna la definizione di “startup innovativa” delineando con maggiore precisione i requisiti per qualificarsi come tale.

Le imprese devono operare principalmente in settori ad alto contenuto tecnologico, con un’enfasi particolare su digitalizzazione, sostenibilità, intelligenza artificiale e altre aree innovative.

Inoltre, il DDL intende incentivare gli investimenti in fondi di venture capital, grazie all’introduzione di nuove agevolazioni fiscali. Questi benefici si applicano sia agli investitori residenti in Italia, sia a quelli stranieri che decidano di finanziare startup italiane.

Per rendere più agevole l’accesso di capitali esteri, il Governo ha semplificato le procedure normative che spesso costituivano una barriera per gli investitori non europei.

Fra le misure di facilitazione c’è una maggiore flessibilità nelle regole di ingresso per gli investitori extra-UE, che potranno ottenere permessi di soggiorno semplificati per investire in fondi di venture capital o direttamente nelle startup innovative italiane.

Nuovi requisiti dimensionali delle startup innovative

Il DDL interviene sui requisiti dimensionali delle startup innovative. In particolare, il testo stabilisce che queste società devono rientrare nella classificazione di micro, piccole o medie imprese, secondo la Raccomandazione UE n. 2003/361/CE.

  • Microimpresa: meno di 10 dipendenti, con un fatturato annuo o un totale di bilancio inferiore a 2 milioni di euro.
  • Piccola impresa: meno di 50 dipendenti, con un fatturato annuo o un bilancio inferiore a 10 milioni di euro.
  • Media impresa: meno di 250 dipendenti, con un fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro o un bilancio inferiore a 43 milioni di euro.

Questo criterio esclude le grandi imprese, permettendo di riservare i vantaggi fiscali e amministrativi, come le semplificazioni per l’accesso al credito e le riduzioni fiscali, a realtà imprenditoriali in fase di crescita. Tale impostazione intende assicurare che le risorse e i benefici siano destinati alle imprese che si trovano ancora in una fase di sviluppo o consolidamento, nonché di promuovere il ricambio generazionale e incentivare l’ingresso di nuove startup nel mercato dell’innovazione.

Requisiti inerenti il capitale sociale: come cambiano?

Il capitale minimo per qualificarsi come startup innovativa viene innalzato a 20.000 euro.

Questo aumento è concepito per selezionare le startup con una base finanziaria più solida, riducendo la platea di imprese che accedono ai benefici e riservando gli incentivi a realtà considerate più promettenti e sostenibili nel lungo termine.

Il requisito di capitale sociale può, tuttavia, rappresentare un ostacolo per molte startup nelle prime fasi, che potrebbero essere escluse dalle agevolazioni per l’assenza di fondi esterni o per una dipendenza dal capitale proprio dei fondatori.

Marchi e brevetti: cambia il requisito delle privative industriali

La normativa introduce una modifica anche in merito al requisito delle privative industriali: le startup devono non solo possedere brevetti, marchi o altri diritti di proprietà, ma devono anche impiegarli attivamente nel loro ciclo economico.

Questa novità è volta a garantire che le agevolazioni siano riservate a startup che effettivamente utilizzano i propri asset innovativi nel processo produttivo.

Questo cambiamento rischia però di escludere dalle agevolazioni le startup che non abbiano ancora integrato tali innovazioni nelle loro attività principali, aumentando così la complessità amministrativa per le giovani imprese.

Incentivi agli investimenti esteri e venture capital

Il DDL amplia la definizione di “incubatore certificato” includendo tra le attività rilevanti anche il supporto e l’accelerazione delle startup, sebbene queste attività non possano beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa. In questo modo, pur riconoscendo il ruolo degli incubatori nel sostenere la crescita delle startup, vengono mantenuti i benefici fiscali esclusivamente per le attività di incubazione.

Incentivo agli investimenti tramite credito d’imposta per incubatori

Il DDL Concorrenza introduce anche un credito d’imposta dell’8% per incentivare gli investimenti in startup innovative attraverso incubatori certificati, con un limite di 500.000 euro per investimento annuo a partire dal 2025.

L’agevolazione, valida solo per investimenti mantenuti per almeno tre anni, ha un tetto complessivo di spesa nazionale di 1.800.000 euro, limitando così il numero di investimenti agevolati

 Inoltre, la misura è soggetta al regime “de minimis” dell’UE, per evitare distorsioni di mercato. Nonostante l’incentivo, il limite di spesa e l’obbligo di mantenimento triennale potrebbero ridurne l’attrattività per gli investitori.

Incentivo agli investimenti in fondi di venture capital

Viene, inoltre, introdotto un obbligo per gli enti di previdenza obbligatoria di destinare almeno il 2% del loro patrimonio a investimenti in fondi di venture capital, oltre all’8% già destinato ad investimenti alternativi.

Questa misura mira a rafforzare il flusso di capitali verso le start-up italiane, sostenendo l’innovazione e la competitività del Paese.

La norma si colloca in una strategia più ampia per sviluppare il settore del venture capital in Italia, cercando di ridurre il divario con altri Paesi europei e promuovere la crescita di nuove imprese innovative.

Visti agevolati per investitori extra-UE

Il nuovo DDL Concorrenza semplifica l’accesso di investitori extra-europei al mercato italiano, estendendo il visto agevolato agli investimenti diretti nei fondi di venture capital, con un minimo di 500.000 euro mantenuti per due anni.

Questo mira ad attrarre capitali stranieri e sostenere le startup italiane, rendendo l’Italia più attrattiva per gli investitori non europei.

La misura potenzia la capacità di investimento dei fondi VC italiani e favorisce la competitività del sistema delle startup, creando sinergie con operatori internazionali.

Tuttavia, la durata minima dell’investimento potrebbe rappresentare una sfida per alcuni investitori, dato il rischio associato ai fondi di VC.

Il ruolo dell’oggetto sociale delle startup innovative

Un aspetto rilevante del DDL Concorrenza riguarda l’oggetto sociale delle startup innovative: per qualificarsi come tali, queste imprese devono avere l’innovazione come attività prevalente.

Ciò significa che alcune microimprese potrebbero ottenere lo status di startup innovativa pur mantenendo altre attività tradizionali o ordinarie, sfruttando in tal modo agevolazioni riservate a chi investe concretamente nell’innovazione.

Per garantire l’efficacia della normativa, sarebbe opportuno che l’innovazione fosse esclusiva nell’attività dell’impresa e non solo una componente prevalente.

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